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14 aprile 2018

Un sabato pomeriggio…all’aria aperta!

Alla scoperta della primavera e del Museo Botanico Aurelia Josz

Dopo la gita su Marte, abbiamo deciso di ritornare sulla terra, letteralmente! Così sabato 14 aprile abbiamo accompagnato un piccolo gruppo di ragazzi che frequentano il doposcuola al Museo Botanico Aurelia Josz, un luogo speciale di Milano, a pochi passi dall’ospedale Niguarda, dedicato alla memoria della fondatrice della prima scuola pratica femminile di agricoltura nell’orfanotrofio della Stella a Milano, poi trasferita in una sede autonoma a Niguarda, oggi ancora attiva nel parco di Monza. Aurelia Josz ideò nuove metodologie didattiche per catturare l’attenzione delle allieve, utilizzando il teatro e realizzando con materiali cartacei, insieme a loro, un “museo” geografico e antropogeografico, credendo fortemente nel valore istruttivo della terra. Il 30 giugno del 1944 venne uccisa nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau.

Polo naturalistico, didattico e ludico, il museo è un luogo di osservazione degli ecosistemi della pianura padana, della biovarietà e delle contaminazioni. Qui ci hanno accolti gli studenti “Ciceroni” esperti di frutteti, gelsi, cereali ed elicriso ovvero “la pianta dei cantanti” che schiarisce la gola e fa bene alla voce. I nostri ragazzi hanno partecipato, con gioia e tenacia, al laboratorio sulle patate, sotto la guida eccellente di Bortolo Furloni, dalla Val Camonica all’ufficio Orti di Milano, che ci ha svelato alcuni segreti del tubero. Ad esempio abbiamo scoperto che il re di Francia metteva all’occhiello della sua giacca il fiore della patata, considerandolo un nutrimento prezioso, e che se si usano le patate blu per fare la purea, il piatto finale sarà colorato di rosa.
Dalla teoria alla pratica i nostri ragazzi hanno partecipato attivamente alla piantagione delle patate secondo la permacultura ovvero l’agricoltura del non fare che impiega la maggior parte delle risorse all’inizio per poi aspettare che la natura faccia il resto. I ragazzi hanno dunque preparato il terreno, coprendolo con cartoni e poi innaffiandolo con l’acqua; hanno in seguito riempito carriole di corteccia e terriccio usandoli per coprire il tutto e infine hanno piantato, senza scavare troppo, le patate con i piccoli germogli, aspettando di ritornare tra qualche mese a raccoglierne i frutti.
E’ stato bello vederli correre tra gli orti sinergici e i mucchietti di foglie, sudare con la vanga in mano, coprirsi gli occhi con le patate e saltare da un cespuglio all’altro. Che la natura sia una scuola di vita non c’è alcun dubbio.